GIORNO 3
Mercoledì ci attende il primo giorno di fiera. Che differenza rispetto a ieri! Gli stand, ormai completi, sono ben fatti, moderni e tecnologici.
Il quartiere fieristico è davvero grande e ordinato: tanti fiori e aiuole curate, e al centro una sorta di laghetto con una grande fontana. C’è anche una moschea, dotata di uno specchio d’acqua e di un alto minareto dalle forme moderne.
Le aziende sono più legate alla produzione che alla distribuzione, ma sono tanti i curiosi e gli addetti ai lavori che si fermano al nostro stand. Tra gli uomini d’affari spicca anche qualcuno con barba lunga e abiti tradizionali; anche un gruppo di manager russi è incuriosito dal museo e scatta con noi una foto “istituzionale” (ma non ditelo troppo in giro!).
Girando tra gli stand, scopriamo anche alcuni padiglioni apparentemente senza senso: semi-deserti, offrono in vendita non servizi e prodotti petroliferi, ma elettrodomestici, stufe, abbigliamento, lavatrici, aspirapolveri, telefoni e perfino tappeti! Perché sono presenti qui? Onestamente, non l’abbiamo mica capito!
Durante la giornata assaggiamo una bevanda tipica a base di verdure, mentre a pranzo ci viene offerta una birra analcolica. Perlomeno, è fresca… Ida ci mostra in anteprima la copia di alcuni antichi reperti di 4.000 anni fa, utilizzati per bollire il bitume, che verranno regalati ad un museo alla fine della fiera. Anche noi abbiamo un regalo per il loro museo: gli oggetti che abbiamo portato – dei doppioni per noi – rimarranno qui al termine della fiera. Un pezzo di Museo Fisogni che resterà in Oriente!
Alle 16.00 si spengono le luci: la fiera chiude, e rientriamo in hotel per riposare un po’. Alla sera, l’autista passa a prenderci in hotel. Destinazione? Sconosciuta. Diretti verso l’ignoto, a farci compagnia c’è la canzone “Gocce di mare”, di Peppino Gagliardi. Cantante a noi assolutamente sconosciuto, ma molto apprezzato – a quanto pare – dall’autista.
Anche per questa sera Ida ci ha riservato una sorpresa. Lei e alcuni amici ci attendono in un locale caratteristico, situato in una casa tradizionale. In questa sorta di “casa di corte”, i tavoli sono disposti attorno alla tipica fontana dei cortili iraniani. All’interno del complesso ci sono anche alcuni negozi: souvenir, porcellane, perfino una caratteristica profumeria all’interno dell’antico pozzo.
Per cena gustiamo un tipico kebab iraniano, servito con delle scenografiche spade che infilzano la carne. Va mangiato con le mani, ci spiegano, utilizzando il pane e i vari contorni. Noi, per la verità, siamo un po’ impacciati. Ci sentiamo come quei turisti americani che, arrivati in Italia, si ritrovano a mangiare gli spaghetti con coltello e cucchiaio!
Tra una chiacchiera e un assaggio, il tempo passa velocemente, ed è già ora di rientrare in hotel per la notte. Leggi la puntata 4!
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Marco Mocchetti