Diario di viaggio – Avventura in Iran! 6^ puntata

GIORNO 6

È arrivato l’ultimo giorno di fiera. Il taxi ci lascia all’ingresso sbagliato, e mentre raggiungiamo il padiglione scopriamo un’intera parte di fiera che ci eravamo persi… è davvero un grande polo fieristico!

Oggi c’è meno gente, e c’è l’annunciata cerimonia tra i nostri amici iraniani e l’OPEC, a cui vengono donate delle fedeli copie di questo antichissimo set, utilizzato – come detto – per bollire il bitume, prodotto petrolifero utilizzato nell’antichità per impermeabilizzare i tetti delle case.

Ci sono anche il responsabile locale dell’ICOM, l’associazione internazionale dei musei (un uomo dall’aspetto stravagante, che ricorda molto Giuseppe Garibaldi!) e un portavoce del governo iraniano.

Il dono del set per bitume

Tra le persone che visitano lo stand, c’è perfino un ragazzo con la maglietta della nazionale italiana di calcio. Non sapevamo che il nostro Paese fosse così popolare in Iran!

Gli ultimi meeting, le ultime foto, poi la fiera è finita, davvero stavolta. “Salutiamo” per l’ultima volta i nostri oggettini, che rimarranno qui per essere esposti nel museo locale, e torniamo in hotel. Più facile a dirsi che a farsi, visto che il traffico è totalmente paralizzato.

Ad accompagnarci ci sono l’autista del primo giorno e Mr. Mehrabi, il manager che ci ha seguiti in questo periodo. Il rientro in albergo dura ben due ore. Per occupare il tempo cerchiamo di chiacchierare con i nostri accompagnatori (che non parlano inglese, ma ci si capisce lo stesso). Il manager ci mostra alcuni video della zona di Babol, nel nord dell’Iran: verde, tanta natura, perfino le risaie! E un grosso serpentone d’acqua, che nel video il nostro amico manager affronta a mani nude per scacciarlo dal giardino di casa!

Alla sera, ritroviamo Ida e i suoi amici per una pizza. Ovviamente, non è quella a cui siamo abituati, ma per essere in Iran dobbiamo dire che è decisamente ben fatta. Ne assaggiamo di diversi tipi, assieme ad una sorta di torta salata indiana molto buona e profumata.

È giunto il tempo dei saluti: domattina presto andremo in aeroporto in taxi (Ida, in verità, insiste per accompagnarci, ma non ci sembra il caso di disturbarla ulteriormente), e non ci sarà modo di rivedersi prima della partenza. Siamo molto grati alle persone che abbiamo incontrato in questi giorni, che ci hanno fatto davvero sentire come a casa, e speriamo davvero che questo sia un arrivederci!

L’ultima notte in Iran ci attende, ma sappiamo già che dormiremo poco: il taxi arriverà in hotel per le 4.00, per cui ci attende una levataccia.

GIORNO 7

Come programmato, il taxi arriva puntuale, in piena notte. Saldato il conto dell’albergo, ci dirigiamo in aeroporto in un’atmosfera quasi surreale. Le strade (incredibile!) sono semi-deserte, a parte i netturbini e qualche pattuglia, e la città sembra irriconoscibile.

Ci lasciamo Teheran alle spalle con qualche malinconia e arriviamo a destinazione. In aeroporto c’è già un certo movimento, e decidiamo di cambiare i soldi in euro. Essendo stati ospiti della compagnia per tutti i pasti, non abbiamo speso granché, e le addette al cambio guardano con sconcerto le mazzette – perlopiù intatte – di vecchie banconote.

Sbrigata questa formalità ci dirigiamo ai controlli di sicurezza – tre o quattro passaggi in tutto – facciamo il check in e attendiamo l’imbarco per Malpensa (stavolta il volo è diretto). L’aeroporto ci sembra carino e ordinato, dotato di negozi duty free di souvenir e vari articoli (tappeti, oggetti d’artigianato – anche di buona fattura – oltre a coltelli e orologi svizzeri) e un paio di bar per fare colazione. Ci sono anche una moschea, poltrone imbottite, sedie massaggianti (a pagamento)… e perfino una sala fumatori (cosa improponibile, per fortuna, in Italia)!

Il volo parte abbastanza puntuale. La compagnia è quella di Stato, la Iran Air, che ci serve a bordo l’ultimo pranzo iraniano, a base di carne, riso e yogurt. L’aereo è pieno, i passeggeri quasi tutti iraniani.

Dopo 5 ore, atterriamo finalmente a Malpensa, con la consapevolezza di aver vissuto una esperienza memorabile e di avere conosciuto un popolo colto, caloroso e accogliente.

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Marco Mocchetti

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