Quella volta che Bertha Benz guidò l’automobile

Il viaggio di una pioniera

L’invenzione dell’automobile fu tra le scoperte tecnologiche più importanti della fine del XIX secolo, per gli enormi vantaggi e cambiamenti che avrebbe apportato nella cultura della società moderna.

Numerosi ingegneri tedeschi, inglesi, italiani, cercarono di realizzare un prototipo di carrozza, mediante l’uso di un motore a scoppio. Ma se la creazione dell’automobile si deve al genere maschile, è altrettanto giusto dire che la persona che rese celebre tale invenzione, che compì il primo viaggio su lunga distanza e cercò di migliorarne le sue funzionalità, fu una donna.

Bertha & Karl

Tra il 1871 e gli inizi del XX secolo, la Germania, o meglio dire l’Impero Tedesco, conobbe un rapido sviluppo industriale, commerciale e finanziario. Le teorie espansionistiche del cancelliere Bismarck, l’avvicendamento di tre imperatori, portarono ad un possente dinamismo capitalistico; in questa epoca crebbe il sogno di Karl e Bertha Benz.

Da una società di costruzioni in ferro a inventore dell’automobile, la vita dell’ingegnere tedesco Karl Benz (1844-1924), non sarebbe stata semplice e proficua senza l’aiuto della moglie Bertha. Nata Ringer nel 1849, proveniva da una ricca famiglia del sud-ovest della città tedesca di Pforzheim; la buona posizione dei genitori procurò un ottimo livello di istruzione per l’energica e volitiva Bertha, che conobbe il giovanissimo Karl nel 1870.

Per dare sostegno finanziario al sogno del futuro marito, Bertha investì parte della sua dote, essendo nubile; infatti, nella società patriarcale dell’impero le donne sposate perdevano il potere giuridico di agire come un investitore.

L’invenzione dell’automobile

Il 2 luglio 1872 convolarono a nozze. Nel 1885, dopo diversi tentativi falliti, Karl Benz riuscì a creare la sua prima carrozza senza cavalli, con motore a scoppio, tre ruote – una davanti e due dietro – e accensione elettronica, che poteva raggiungere una velocità massima di 25 km/h (il brevetto fu ricevuto un anno dopo). Ma l’incredibile invenzione non ebbe il successo sperato; gli acquirenti non si facevano vedere, guardinghi e sospettosi davanti a questa nuova diavoleria meccanica. La macchina stessa, poi, presentava delle imperfezioni, in quanto si perdeva facilmente il suo controllo.

L’automobile sembrava dover restare solo un soddisfacimento personale per il povero Benz, che si rinchiuse così nella sua fabbrica. Tuttavia, Bertha fu l’unica a capire l’importanza che una grande campagna pubblicitaria avrebbe potuto ovviare tali complicazioni. Decisa, determinata, frustrata dalla pigrizia del marito, ideò con astuzia il suo piano.

Il viaggio

Alle prime luci dell’alba, di un inizio agosto del 1888, Bertha Benz con i suoi suoi due figli maggiori, prese una delle auto del marito, recentemente completata, la Benz Patent-Motorwagen 3, ed intraprese quello che fu il primo viaggio su lunga distanza. Da Mannheim a Pforzheim, nella residenza della madre, senza il consenso delle autorità né del marito, a cui lasciò solamente una lettera per informarlo.

Il viaggio, che per l’epoca doveva rappresentare un’impresa titanica, non si rivelò in effetti più facile del previsto; in più punti la strada era rocciosa, sterrata, non proprio agevole per i tre. Bertha aveva dovuto fermarsi per aggiungere di volta in volta l’acqua e usare un lungo spillone per pulire il tubo del carburante; in un’occasione riparò l’accensione con la sua giarrettiera, e, nelle salite più ardue, i tre spinsero manualmente la vettura.

Finché dovette fermarsi, essendo a corto di carburante, davanti ad una farmacia locale, dove comprò la ligroina, un solvente che fungeva da benzina; inaugurando così la prima stazione di servizio!

Il fatto singolare e divertente, però, fu durante il percorso, ove incontrarono alcune persone che rimasero terrorizzate e sconcertate alla vista di una carrozza mobile senza cavalli, guidata soprattutto da una donna; le voci cominciarono a rincorresi. Bertha arrivò a Pforzheim dopo il tramonto; avevano percorso 104 km ad una velocità di 25 km/h, in un momento in cui nessun’altra auto aveva proceduto più di qualche decina di piedi. Inviò un telegramma a Karl, per assicurargli di essere sana e salva, ma la notizia dell’accaduto aveva già raggiunto la stampa, grazie alle testimonianze oculari dei residenti delle città e dei villaggi dove i protagonisti erano passati.

L’impresa, seppur non priva di rischi, era andata a buon fine; Bertha era riuscita a scandalizzare e impressionare il mondo intero, scatenando una valanga di pubblicità. Il viaggio per il ritorno fu pertanto un trionfo; molte più persone volevano essere presenti a quella che sarebbe diventata una giornata storica, tutti volevano vedere da vicino la donna che aveva guidato la prima automobile.

Il successo della “Benz”

Karl e Bertha cominciarono a ricevere quasi immediatamente i primi ordini. Nel giro di un decennio la società Benz&Cie era diventata la più grande azienda automobilistica del mondo, con un personale di quattrocento addetti e una produzione di seicento veicoli. Con l’esperienza della moglie, Karl raggiunse a perfezionare tecnologicamente le sue vetture, grazie a lei inventò il cambio e le pasticche per i freni.

Di Bertha si diceva che fosse la vera esperta in meccanica e che avesse molte più conoscenze del marito.

Nel 1926 la Benz&Cie si associò ad un’altra società per formare la Daimler-Benz (oggi Mercedes-Benz), continuando il suo inarrestabile successo. Karl Benz morì nel 1929, la moglie vent’anni dopo, nel 1944, all’età di novantacinque anni.

Il suo viaggio del 1888 rimane immortalato nei libri, nelle pellicole e nella “Bertha Benz Memorial Route”, il celebre percorso diventato nel 2008, una strada turistica. Bertha Benz ha rappresentato, in un’epoca estremamente incentrata sull’universo maschile, quanto una donna munita di una buona istruzione e tanta caparbietà, potesse riuscire ad imporsi non solo nei campi da sempre a lei consoni, come l’arte e la letteratura, bensì in quelli più tecnici e scientifici, e perfino a superare per intelligenza la controparte maschile.

Maria di Matteo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *

Iscriviti alla newsletter

    Registrandoti, accetti l'informativa sulla privacy

    Seguici sui social