Come molti sanno, il Museo Fisogni conserva anche diverse attrezzature storiche antincendio.
Dagli estintori conici della Minimax di Genova degli anni ’20, alle grosse attrezzature della Bergomi e di altri produttori, erano molti gli attrezzi utilizzati nelle stazioni di servizio e nelle piattaforme petrolifere per prevenire gli incendi.
Vigili del Fuoco tra Antica Roma e Rivoluzione industriale
Ovviamente, il problema non riguardava solo l’ambito petrolifero; analoghe attrezzature, ad esempio, erano utilizzate anche nelle industrie tessili, come testimonia un grande estintore su ruote, prodotto dalla Bergomi, conservato al Museo del Tessile di Busto Arsizio, partner del Museo Fisogni nella rete MIVA. E, in generale, in ogni ambito industriale dall’800 a questa parte.
I Vigili del Fuoco, in realtà, hanno una storia secolare, che risale ai tempi dell’antica Roma. Forse in pochi sanno che, in effetti, anche a Tradate i pompieri hanno oltre un secolo di storia.
Se risale solo al 2019 la creazione di un moderno distaccamento di VVF a Tradate, ci sono indizi di analoghe formazioni già all’inizio del secolo scorso; di ciò si trova traccia in numerosi articoli d’epoca, che danno notizia dei vari interventi nel corso del tempo.
25 gennaio 1900: lo spaventoso incendio di Cairate
Correva l’anno 1900, e il giorno 25 gennaio si sviluppò un pauroso incendio a Cairate, un “villaggio” di 3000 abitanti situato nel “mandamento di Busto Arsizio, appollaiato sul ciglio della valle bagnata dall’Olona […] e precisamente fra Bolladello e Lonate Ceppino”.
Piccolo ma laborioso borgo, era sede di una filatura e due cartiere, era abitato da una moderna classe operaia e disponeva anche di “asilo infantile” e “corpo musicale”; “avrà presto” – diceva il Corriere dell’epoca – “la illuminazione nelle vie e poi vanta, come ricordo storico, il palazzo abitato attualmente da varie famiglie signorili […] che fu il monastero soppresso da Napoleone I. Ma Cairate non ha pompieri”. Fattore, questo, determinante nello svolgersi dei fatti.
Il 25 gennaio 1900, “poco dopo mezzodì”, si sviluppò un piccolo incendio; non dovuto alle attività industriali in verità, ma originato da alcuni cascinali e fienili
Alimentato dal forte vento, l’iniziale “fumo nauseabondo” si trasformò in fuoco e assunse ben presto “proporzioni eccezionali”; a nulla valsero gli sforzi della popolazione di contenere le fiamme, tantopiù che, diceva l’Illustrazione Popolare, “mancava l’acqua!”. Simile “alla miccia d’una mina”, l’incendio si allargò velocemente, divorando “una casa dopo l’altra”, mentre gli abitanti assistevano impotenti. Chi poteva caricò “su carri e su carretti” i propri oggetti personali prima che l’abitazione fosse raggiunta dal fuoco, in una “scena impressionante nella sua più cupa tristezza”, cui faceva da sottofondo il pianto straziante dei bambini terrorizzati.
Per cercare di gestire al meglio lo sgombero, giunsero da Gallarate i soldati del 15° Reggimento Cavalleria Lodi. Il sindaco, nel frattempo, si attivò per mettere in salvo l’archivio Comunale, “mentre dal campanile di Sant’Ambrogio non si tralasciava dal suonar a stormo” per dare l’allarme.
Finalmente, verso le 14, arrivarono da Gallarate Pompieri e Carabinieri, allertati da un ciclista. Per telefono o via corriere furono chiamati ulteriori rinforzi, tra cui proprio “i pompieri di Tradate”, che evidentemente, nel 1900, disponevano già di un apposito distaccamento. Il loro contributo fu particolarmente importante, spiegava il Corriere, per le operazioni di pompaggio dell’acqua dell’Olona.
Altri piccoli gruppi di vigili del fuoco accorsero poi anche da Busto Arsizio, Legnano e Solbiate. Ultimi, verso sera, arrivarono anche i pompieri di Milano; giunti in treno a Tradate e poi spostatisi a Cairate, i 12 uomini del capoluogo erano dotati di una moderna “macchina a vapore”.
L’arrivo dei soccorsi, in ogni caso, non migliorò di molto la situazione: l’estensione dell’incendio, il fumo denso e la scarsità di acqua resero il lavoro dei Vigili del Fuoco estremamente difficoltoso. Importante fu l’arrivo della macchina a vapore dei pompieri di Milano che, aiutati dai colleghi di Gallarate e Tradate, riuscirono a pompare rapidamente acqua dall’Olona.
Verso mezzanotte il vento, nel frattempo calmatosi, riprese a soffiare, attizzando ulteriormente il fuoco nell’ “opera sua di sterminio”. Solo il mezzogiorno successivo le fiamme furono finalmente domate.
Con oltre 40 case distrutte, 56 famiglie sfollate “in questa rigida stagione” e circa 400.000 lire di danni (una cifra enorme per l’epoca, pari a circa 2 milioni di euro), si concluse così “l’incendio più indomito e più vasto che da vent’anni si avesse a deplorare in Lombardia”.
Nella sua tragicità, l’incendio di Cairate costituisce oggi un’importante testimonianza di come, ai primi del ‘900, fosse già presente a Tradate un corpo di Vigili del Fuoco.
Incendio a Tradate: Cesare Castiglioni
Non si tratta, del resto, dell’unico materiale di questo tipo. Nel 1906, ad esempio, sempre il Corriere descrive la loro “opera energica e coraggiosa” che domò un incendio in quel di Gornate.
Il 29 agosto 1911, invece, scoppiò un incendio nella vicina località “Cascinette di San Bernardo”. Il fuoco, originato da “cause ignote” e favorito da vento e siccità, “avvolse alcune cascine di proprietà del nobile don Cesare Castiglioni”. Si tratta, in effetti, proprio del Cesare Castiglioni che 50 anni prima combatté al fianco di Garibaldi durante la Spedizione dei Mille, proprietario della Villa Castiglioni che oggi ospita il Museo Fisogni.
Le fiamme coinvolsero anche “una casa colonica nuovissima”, i cui inquilini si salvarono gettandosi dalle finestre. “Il suono delle campane a stormo richiamò sul posto i pompieri di Tradate”, i Carabinieri e “gran parte della popolazione”. I danni furono “ingentissimi” – circa 100.000 lire – e comportarono la perdita di gran parte del raccolto.
I Vigili del Fuoco di Tradate, dunque, rimasero attivi ancora a lungo in città. Nel 1938 si segnalò un loro intervento in una casa colonica, mentre nel 1959 intervennero per salvare un aspirante suicida.
Successivamente, il distaccamento fu evidentemente sciolto, venendo ricostituito solo nel 2019.
Marco Mocchetti