Una parte consistente della collezione Fisogni è composta da pompe di benzina costruite dalla milanese Bergomi, la prima in Italia a produrre distributori.
L’azienda, tuttavia, opera nel corso della sua storia in campi molto diversi, con differenti tipologie di prodotti.
La società nasce il 3 luglio 1906, con un capitale sociale di circa 100.000 lire; si occupa inizialmente di “metalli, materiale pompieristico, installazioni per liquidi infiammabili”, sfruttando soprattutto alcuni brevetti tedeschi, e dal 1908 inizia ad operare anche nel settore dello stoccaggio e del pompaggio di carburanti.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, complice lo sviluppo della motorizzazione civile, la società dà nuovo impulso al settore benzine, presentando il progetto per una piccola pompa misuratrice da garage con manovella, di chiara ispirazione americana; a partire dal 1922 compaiono in catalogo anche i primi distributori stradali, che nel corso degli anni si perfezionano sia dal punto di vista tecnico che del design.
Prosegue intanto la produzione di apparecchiature antincendio e di sicurezza, come elmetti per pompieri, respiratori, attrezzature subacquee e maschere antigas, passando per pompe e scale per i vigili del fuoco.
La storia dell’azienda, in questi anni, appare strettamente legata, come per tante altre società dell’epoca, alle esigenze e agli standard imposti dal regime fascista; così, se per i distributori spopola lo stile “Impero Romano”, con colonnine, pilastrini e persino bighe degni di Ottaviano Augusto, per le apparecchiature di sicurezza ci si concentra su possibili esigenze di tipo bellico.
Con lo sviluppo della politica militarista di Mussolini, infatti, la Bergomi si ritrova sempre più impegnata nella realizzazione di bunker e altre installazioni, soprattutto con la costruzione di solide porte antigas. Porte prodotte dalla Bergomi appaiono infatti in vari rifugi a Milano, Como, Forlì, e persino nel bunker di Mussolini a Villa Torlonia, rimasto incompiuto a seguito della sua deposizione nel 1943.
Non mancano, in questo campo, trovate interessanti, come un particolarissimo generatore di emergenza a pedali; i cosiddetti “elettroventilatori a pedaliere”, infatti, erano sostanzialmente delle biciclette direttamente collegate a delle ventole, che garantivano l’aerazione di bunker e rifugi in caso di blackout.
Sono questi anni di sviluppo e crescita della società, che nel 1934 acquisisce la Società Italiana Meccanica di Torino, portando il proprio capitale sociale a 4 milioni di lire.
Dopo il conflitto, la Bergomi rimane impegnata sia nel settore antincendio sia in quello dei distributori di carburante (anche su licenza); in quest’ultimo campo, degni di menzione sono il modello “Universale”, nelle sue innumerevoli declinazioni, e alcuni distributori più piccoli e pratici, come il “Topolino” o il “Micro 49”.
A partire dagli anni ’60, la società inizia a concentrarsi solamente sulla produzione di attrezzature per vigili del fuoco, disimpegnandosi dal settore carburanti; la Bergomi infatti si accorda con la rivale americana Bennett, che per diversi anni prosegue l’attività nella produzione di pompe di benzina a marchio Bennett-Bergomi SPA.
Coinvolta nello scandalo di Tangentopoli, la Bergomi chiude definitivamente i battenti nel marzo 1993, ponendo amaramente la parola fine a una storia lunga quasi 90 anni, fatta di produzione ed eccellenza in diversi campi dell’industria italiana.
Marco Mocchetti, responsabile Museo Fisogni
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